Dallo Stato Comunità della Costituzione allo Stato minimo liberista

Febbraio 15, 2019 0 Di Francesco Cappello


La nostra Costituzione non è che un pezzo di carta. Se ancora non sono riusciti a strapparla del tutto è perché a difenderla è sinora stato un popolo unito.
Il focus permanente sul debito è stato la leva utilizzata per tenere continuamente sotto pressione i “debitori” al fine di sottrarre loro, attraverso privatizzazioni e svendite generalizzate, ogni bene reale sino allo stesso territorio (leggi sulla commerciabilità del demanio, ecc.), conseguendo anche così – nel caso della ex-federazione Jugoslava il metodo è stato diverso ma non il risultato – la decomposizione degli stati nazionali.

Dividere i popoli per renderli ancora più deboli e schiavizzabili, riorganizzandoli in macroregioni e realizzando a pieno l’idea dello Stato minimo, propria dello Stato liberale è un progetto di destrutturazione che viene da lontano che:
ci ha esposto, senza più difese, alla finanza speculativa;
ci ha imposto «riforme» atte alla eliminazione progressiva della cultura della solidarietà sociale, la quale aveva avuto come strumento il welfare universale e il diritto al lavoro;
ha creato un ambiente favorevole agli interessi delle multinazionali a discapito delle economie nazionali e locali.

Stato minimo neoliberista, ossia con funzioni circoscritte al monopolio della gestazione e della gestione monetaria nonché al monopolio della forza militare, sotto comando centralizzato, al servizio delle élite per il controllo del/i popolo/i, non più a loro difesa, ma a garanzia del rispetto, ad ogni costo, delle loro direttive in forma di leggi imposte a Parlamenti sempre più esautorati.
Uno stato minimo che si limiti ad intervenire solo per porre rimedio ai disordini di piazza e ai fallimenti di mercato, come di recente con i grandi salvataggi delle banche centrali in soccorso alle grandi banche d’affari e al complesso del sistema finanziario; salvataggi pubblici, senza i quali il castello di carte della finanza speculativa globale sarebbe imploso.

Non è a caso che si tratti dell’unica forma di spesa pubblica non demonizzata insieme naturalmente a quella per il finanziamento dei loro eserciti.

Qualunque cosa si faccia per abbassare la spesa pubblica è ben fatta eccetto che per alcune spese molto selezionate come quelle per la difesa militare di cui abbiamo reale necessità

A fare questa affermazione è stato Milton Friedman, definito “l’eroe della libertà” consigliere delle politiche economiche del dittatore Pinochet e ispiratore delle attuali politiche economiche iperliberiste della Ue.

articolo apparso su Iskrae.eu