Emergenze parallele – continua la guerra di Draghi al nostro Paese

Emergenze parallele – continua la guerra di Draghi al nostro Paese

Aprile 7, 2022 1 Di Francesco Cappello
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Non so se sia del tutto chiaro ma siamo ormai pienamente parte del conflitto ucraino. Siamo in guerra contro la Russia grazie alle decisioni di Draghi avallate dalla sua corte di vassalli.
Forniamo armi a Kiev mentre ci siamo proposti quali protagonisti principali della guerra economica contro la Russia seppure le sanzioni predisposte hanno il potere di danneggiare seriamente più il nostro Paese che la federazione russa.
Il guerriero Draghi, l’uomo che guarda lontano, dice che: “se dovessero cessare le forniture russe oggi, noi comunque fino a tardo ottobre siamo coperti dalle nostre riserve quindi le conseguenze non le vedremmo fino all’autunno. Questa è la prima cosa da sapere nello stesso momento in cui, Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, afferma che già oggi (con il gas russo che continua ad alimentare il nostro sistema industriale): “Il 16% delle imprese ha ridotto o interrotto le produzioni. Se continuiamo cosi’ si aggiungera’ un altro 30% nei prossimi mesi (…) oggi non possiamo piu’ reggere. Produrre e’ diventato antieconomico“.

La produzione industriale sta infatti rallentando ad un ritmo del 10% al mese: a marzo si è registrato un calo nei consumi industriali del gas del 10,3% dopo che a febbraio si era già avuta una diminuzione del 9,3%. (dati confindustria). Si rifletta ora sul fatto che il calo costante dei consumi industriali è indice sicuro di incipiente recessione economica…

Fa eco Coldiretti che sottolinea come la crisi colpisca “direttamente imprese e famiglie”. I rincari energetici fanno, infatti, aumentare del 51% il costo della produzione della frutta in Italia. E l’aumento è addirittura pari al 67% per la produzione ortofloricola.
“Uno scenario preoccupante per il settore ortofrutticolo nazionale, che garantisce (…) 440.000 posti di lavoro, pari al 40% del totale in agricoltura, con un fatturato di 15 mld di euro all’anno (…), pari al 25% della produzione agricola totale”. Fonte: RAI Televideo

Presso Ghedi ed Aviano ospitiamo missili a testata nucleare, pur avendo ratificato il trattato di non proliferazione nucleare nel 75 che ci vieterebbe di detenere armi atomiche sul territorio nazionale.

I B61 (12), quasi 5 volte la potenza distruttiva della bomba che distrusse Hiroshima, sono stati progettati per distruggere i bunker sotterranei dei centri di comando avversari. Addestriamo nostri piloti per portare tali missili sull’obiettivo. Siamo un paese oggetto di ritorsione nucleare
Stiamo però tranquilli. La Ue pensa a noi. La Commissione europea ha, infatti, istituito la Health Emergency preparedness and Response Authority (HERA) che provvederà a fare acquisti, per il valore di 540 milioni e mezzo di euro, in modo da non trovarci impreparati qualora avessimo bisogno di cure per esposizione a radiazioni o patogeni chimici e biologici.

esercitazione Nbcr di 118 e Vigili del fuoco a Siena (2021)

Nel comunicato stampa della Commissione si legge che: “l’approvvigionamento consisterà in equipaggiamenti, medicine, vaccini e altre terapie per curare pazienti esposti a CBRN”. Per chi non sapesse l’acronimo CBRN fa riferimento ad agenti Chimici Biologici Radioattivi Nucleari.

Non credo che i più si rendano conto del rischio che corriamo. Se ne fossimo pienamente consapevoli sarebbe già nelle piazze un movimento forte e determinato contro il sistema della guerra. Auguriamoci e facciamo in modo che ciò avvenga prima possibile.

Ascoltiamo le parole della figlia del Che, Aleida Guevara:

Il mondo non ha bisogno di armamenti
Il mondo ha bisogno di cure
Il mondo non ha bisogno di armamenti
Il mondo ha bisogno di cibo
Il mondo non ha bisogno di armamenti
Il mondo ha bisogno di solidarietà, comprensione, unità e forza

(1) Nel 2021 il 18,3% del gas importato è stato assorbito dalla produzione industriale. Il settore civile ha consumato 33,3 miliardi di metri cubi, ossia il 43% del totale mentre la produzione termoelettrica 26 miliardi, il 34% del totale (dati confindustria).

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