Scerbature occasionali e spazzatura stanziale lungo gli argini delle strade ex-provinciali. Una soluzione virtuosa
Lo stato delle nostre strade provinciali, qui in Sicilia, e altrove in tutta Italia, è purtroppo sotto gli occhi di tutti. Buche, vegetazione lasciata crescere ai margini che riducono pericolosamente l’ampiezza delle carreggiate inghiottendo i camminamenti laterali; spazzatura abbandonata, spesso ammucchiata in vere e proprie discariche abusive lungo i cigli stradali. Ci sarebbe una soluzione strutturale e virtuosa, rivolta ai cittadini, che potrebbe essere messa in pratica accogliendo la proposta della Associazione Filiere Virtuose
Quando si dice che manca il lavoro a me viene in mente, tra le altre, la Strada Provinciale 20. Non diverso lo stato delle altre strade della provincia di Ragusa.
All’origine l’abolizione delle Province siciliane che divenne legge (62 favorevoli, 14 contrari e 2 astenuti) nel 2014. Con l’approvazione dell’Assemblea siciliana, le Province sono state sostituite, come è noto, da altrettanti Liberi Consorzi dei Comuni.
Sul sito del libero consorzio di Ragusa (LCR) si legge:
News del 09/08/2022 |
Interventi di scerbatura lungo le strade del territorio ibleo |
“Durante il mese di luglio 2022 sono proseguiti gli interventi di scerbatura lungo i cigli delle strade provinciali e comunali, nonché sulle isole spartitraffico. Su disposizione del Commissario Straordinario del Libero Consorzio Comunale di Ragusa Salvatore Piazza, l’ente di viale del Fante ha provveduto, sia tramite la ditta affidataria che con risorse umane e strumentali interne, a ripulire dalle erbe infestanti la superficie di 63 km quadrati di strade provinciali e comunali ricadenti nei Comuni di Ragusa, Monterosso Almo, Giarratana, Chiaramonte Gulfi, Vittoria e Comiso. Contemporaneamente si è intervenuto anche su 18 Km quadrati tra rotatorie ed isole spartitraffico. Il LCC ibleo aggiunge che non è stato possibile raccogliere e conseguentemente smaltire rifiuti presenti lungo le strade per il perdurare del blocco dei conferimenti dell’indifferenziato nell’impianto TMB di Cava dei Modicani”. |
e a proposito di rifiuti abbandonati si parla di Raccolta straordinaria di rifiuti abbandonati, raccolta di rifiuti pericolosi e di intense opere di scerbatura.
News del 13/07/2022 |
Rimozione dei rifiuti da parte del LCC di Ragusa. Il report del mese di giugno 2022 |
“Anche nel mese di giugno il Libero Consorzio Comunale di Ragusa, su disposizione del Commissario Straordinario Salvatore Piazza, ha effettuato concreti ed importanti interventi di rimozione di rifiuti dalle strade provinciali ed extracomunali, proseguendo nel piano di azione portato avanti con impegno e notevole impiego di risorse. In particolare, si è proceduto alla raccolta, trasporto e smaltimento di rifiuti indifferenziati (di cui al E.E.R. 200301) abbandonati lungo la rete viaria extracomunale dei Comuni di Ragusa e Scicli. Sono stati raccolti e conferiti presso l’impianto T.M.B. di Ragusa 14.000 chilogrammi di rifiuti indifferenziati. Questa operazione è stata possibile fino al 20 giugno, prima della chiusura dell’impianto di Cava dei Modicani. Sono stati inoltre raccolti manualmente 1700 sacchi di rifiuti abbandonati lungo le strade provinciali Sp.84 den. “Genovese – Arizza”, Sp. 65 den. “Cava d’Aliga-Sampieri” ed Sp.66 den. “Sampieri-Pozzallo”, in territorio di Scicli; nonché lungo la Sr. 82 den. “Fontana nuova-Nave”, Sp.63 den. “Marina di Ragusa-Donnalucata”, Sp.81 den. “Serragarofalo-Pozzillo-Ficazza”, Sp.78 den. “Maggio-Caddame-Ferrante” in territorio di Ragusa. Ed ancora, si è provveduto a ripulire dalle erbe infestanti 92 chilometri di strade provinciali e regionali ricadenti nei Comuni di Scicli, Ragusa, Pozzallo, Ispica, Chiaramonte Gulfi e Modica. Infine, sono stati rimossi e conferiti 7.400 chilogrammi di rifiuti ingombranti, pneumatici fuori uso e frigo fuori uso raccolti nei Comuni di Santa Croce Camerina ed Acate, nonché sono stati raccolti e smaltiti 3.444 chilogrammi di rifiuti pericolosi contenenti amianto in territorio del Comune di Scicli, 1048 chilogrammi in territorio del Comune di Ragusa e 459 chilogrammi in territorio del Comune di Giarratana, per un totale di 5.051 chilogrammi. Gli interventi di pulizia delle strade della rete viaria provinciale proseguiranno anche nel periodo estivo”. |
Anche lo scorso aprile il Libero Consorzio Comunale di Ragusa, su disposizione del Commissario Straordinario Salvatore Piazza, ha provveduto a garantire decoro e sicurezza ambientale nel territorio ibleo. Il Quotidiano di Ragusa conferma l’operazione.
I risultati sono però assai scarsi e occasionali e lo stato delle cose non cambia. Si tratta di interventi straordinari, non in grado di incidere positivamente sui cattivi comportamenti di tanti cittadini che per ragioni diverse continuano a “volare” sacchetti colmi di spazzatura ai margini delle strade spessissimo invasi da vegetazione che le trasformano in discariche permanenti. Non di rado incendi, colposi o dolosi, corredano il degrado. Al di là delle tante considerazioni possibili sui vari sistemi di raccolta proponiamo qui una soluzione strutturale, ancora poco nota, che sta muovendo i primi passi, con tutte le potenzialità di un’innovazione sociale che potrebbe realizzare una vera rivoluzione rispetto all’esistente.
Una soluzione virtuosa
Buttiamo ciò a cui smettiamo di attribuire un valore, sapendo, oltretutto, che per liberarcene, secondo in ossequio alle normative esistenti, siamo tenuti a pagare un’apposita tassa, la TARI, la ben nota tassa sui rifiuti, destinata a finanziare i costi del servizio di raccolta e smaltimento di essi, a carico del cittadino, il quale utilizza tale servizio pur di liberarsi dalla responsabilità che gli viene dall’essere proprietario, e perciò responsabile, di quelli che considera generalmente scarti senza valore dei suoi consumi.
Così come l’amministrazione pubblica vede soltanto un costo nelle scerbature stradali (1), i cittadini sono stati abituati a liberarsi degli scarti domestici trasformandoli in rifiuti. È esattamente l’atto di liberarsi dei propri scarti, affidandoli alle aziende che si occupano della loro raccolta, con la mediazione dell’Ente Comunale, che trasforma gli scarti in rifiuti. Ed ecco la proposta dell’associazione filiere virtuose: se cominciamo a guardare agli scarti quali beni di scarto possiamo, con pochi gesti di valorizzazione domestica (utilizzando appositi kit di trattamento ed impacchettamento), produrre beni di scarto di qualità da vendere, guadagnandoci, piuttosto che generare rifiuti di cui siamo costretti a liberarci al prezzo del pagamento di una tassa. Quest’ultima può essere, in larga misura, risparmiata dal cittadino virtuoso che decidesse di smettere di produrre rifiuti.
Una apposita legge inter-regionale di cui è stata capofila la Regione Abruzzo, riconosce, infatti, l’attività di produzione e vendita di beni di scarto gestita direttamente dai cittadini. In sintesi, il cittadino virtuoso smette di generare rifiuti quale effetto del suo status di consumatore e comincia a produrre beni di scarto ossia materie prime di qualità che potrà vendere, attivando una filiera di economia circolare, assumendo lo status di produttore di materie prime, anello imprenscindibile di un’economia circolare in cui il cittadino è divenuto prosumer ossia consumatore ma anche produttore di materie prime pronte a successivi impieghi nei normali cicli produttivi e di consumo di cui egli sarà reiterativamente protagonista e parte integrante.
Si tratta di una vera e propria innovazione sociale, l’attivazione di un nuovo paradigma da conoscere e praticare.
Coinvolgibili, con grande vantaggio, anche le utenze non domestiche. Queste ultime, infatti, corrispondono tasse sui rifiuti assai onerose (anche decine di migliaia di euro/anno) che possono essere in larga misura risparmiate (sino all’80%), oltre a divenire produttori di ingenti quantità di beni di scarto di qualità, vendibili alle aziende quali materie prime impiegabili nelle loro attività produttive. Al fine di raggiungere tali obiettivi, utenti domestici e non domestici, si organizzano in comitati di scopo il cui fine principale è quello di far riconoscere la loro attività virtuosa dagli enti comunali di riferimento.
Comunità energetiche
L’attività di prosumer del cittadino è estendibile all’autoproduzione di energia sempre all’interno di un sistema di filiera che permetta ai singoli cittadini di scambiarsi l’eccedenza energetica eventualmente prodotta destinandola in seconda istanza alle aziende (1) facenti parti del Comitato, quali utenze non domestiche.
Il cittadino prosumer diventa così protagonista principale di un circolo virtuoso in cui il consumo è solo una delle fasi dell’economia circolare. Il cittadino consuma ma poi restituisce le materie prime utilizzate e contribuisce a produrre l’energia necessaria all’attività produttiva successiva, in un ciclo che è possibile reiterare, senza generare rifiuti da conferire in discarica o incenerire.
Ulteriori approfondimenti sono reperibili sul sito dell’associazione e all’articolo che segue a cura dell’autore. Vi si possono trovare tutte le informazioni utili e i contatti cui rivolgersi per attivare nella propria realtà le pratiche virtuose qui brevemente descritte.
(1) Ovviamente anche le aziende, compresi gli enti locali, possono produrre un’eccedenza energetica temporanea da scambiare in rete a conguaglio dei momenti in cui potranno integrare l’energia loro necessaria, con quella offerta dalla rete, quando quella autoprodotta non è sufficiente alle necessità del momento.
In particolare le aziende agricole possono produrre biometano e quindi energie termo-elettriche per i fabbisogni delle comunità su scala locale, regionale, nazionale. A questo proposito è di grande interesse la proposta di filiere virtuose che propone la coltivazione, tra le altre, della canna selvatica su terreni incolti, finalizzandola alla produzione di biogas metano, produttiva nella misura di 16 mila metri cubi di biogas per ettaro, a cui si potrebbero aggiungere altre biomasse derivanti da lavorazione post consumo o scerbatura. Risulta che la messa a coltura di 3 milioni e mezzo di ettari (quelli che risultano attualmente incolti), da soli sarebbero sufficienti a garantire la produzione di 56 mld di metri cubi all’anno (Il fabbisogno naz.le, l’anno scorso, è stato di 76 mld di metri cubi).
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