Elon Musk messo al tappeto da Maduro
Il Venezuela è il paese con le maggiori riserve di petrolio al mondo. L’amministrazione Biden e Elon Musk, sostenitore della golpista Machado, a sua volta ammiratrice di Milei e di Netanyahu, hanno cercato di dichiarare illegittime le elezioni presidenziali venezuelane del 28 luglio, che hanno riconfermato il presidente Maduro.
Elon Musk, ora sostenitore e finanziatore di Donald Trump (nel 2022 Musk ha dichiarato pubblicamente di non essere più favorevole ai Democratici e di voler sostenere i Repubblicani), ha paragonato Nicolas Maduro a un asino arrivando persino a sfidarlo, ridicolmente, a un confronto fisico, nel mentre venivano alimentate violente manifestazioni (rivoluzioni colorate) nelle piazze Venezuelane.
Durante i disordini è stata abbattuta la statua di Hugo Chavez, il leader storico che liberò il paese dal dominio statunitense. Ricordiamo che con Chavez il Venezuela fu dichiarato uno stato “canaglia”, «una minaccia inusuale e straordinaria per la sicurezza degli Stati Uniti» e quindi da combattere e sconfiggere anche con le “sanzioni” come dichiarò nel 2014, il “democratico” Obama.
Le rivelazioni su WikiLeaks documentano, nel contesto dei tentativi di rovesciare i vari governi bolivariani, l’ingerenza USA ed europea in Venezuela (il Venezuela è menzionato in più di 170.000 file). Dal 2004 al 2006 gli Stati Uniti hanno erogato, a scopo sovversivo, 15 milioni di dollari a più di 300 Ong venezuelane.
Campagna Globale per la Democrazia e la Sovranità: gli Stati Uniti fuori dal Venezuela
Il Venezuela però non è solo. “Il popolo venezuelano è un popolo pacifico, felice e combattivo. I popoli del mondo sono disposti a difendere le proprie decisioni sovrane da ogni tentativo di interferenza”. Questo è, infatti, l’obiettivo della “Campagna Globale per la Democrazia e la Sovranità: gli Stati Uniti fuori dal Venezuela”, promossa dall’Assemblea Popolare Internazionale, dai Movimenti ALBA, dall’Istituto Simón Bolívar
e dall’Assemblea dei Popoli dei Caraibi.
Oggi, Nicolás Maduro si congratula con Trump per la vittoria alle elezioni negli Stati Uniti, sottolineando la speranza di poter migliorare le relazioni con Washington dopo anni di tensioni.
Il leader socialista ha rivolto un messaggio al nuovo presidente, ricordando che: «Durante il primo mandato di Trump, rieletto presidente, le cose non sono andate bene, ma ora c’è un’opportunità per un nuovo inizio». Ha rievocato le dure sanzioni petrolifere che hanno colpito il Venezuela durante il primo mandato Trump, e come l’amministrazione americana abbia collaborato con l’opposizione per cercare di rovesciare il suo governo.
In risposta, Caracas fece arrestare diversi cittadini statunitensi e ha proceduto a intensificare i suoi rapporti con Cina, Iran e Russia.
Recentemente il Venezuela ha chiesto l’adesione ai BRICS, per ora respinta dal veto del Brasile di Lula che si è allineato a Washington e Bruxelles nel considerare – arbitrariamente – Edmundo Gonzalez quale presunto vincitore delle elezioni.
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