Dalla caduta del muro di Berlino al ReArm Europe

Dalla caduta del muro di Berlino al ReArm Europe

Marzo 23, 2025 0 Di Francesco Cappello

Scheda di presentazione sintetica
Nel corso dell’intervista si analizzano eventi storici e geopolitici cruciali. Si parte dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica e dalla successiva espansione della NATO, per poi esaminare criticamente gli eventi dell’11 settembre e le conseguenti guerre. L’intervista esplora le radici dei conflitti attuali, come la guerra in Ucraina, e il ruolo di Stati Uniti e Russia ed Europa.
Viene discussa l’importanza del sistema monetario internazionale, con un focus sul dollaro e sulle alternative proposte dai BRICS. Infine, si toccano temi come le dinamiche di potere delle lobby, la necessità di una riorganizzazione sociale dal basso e l’importanza di recuperare il ruolo delle comunità locali e della sovranità popolare inscritta nel primo articolo della Costituzione.
L’intervista offre una prospettiva critica sugli equilibri globali e suggerisce vie per un futuro più pacifico e collaborativo.


Scheda di presentazione dettagliata

L’intervista inizia con Loretta che introduce il professor Francesco Cappello, sottolineando la loro collaborazione durante il periodo Covid e il piacere di riprendere la conversazione dopo circa due anni. Loretta presenta il professor Cappello come scrittore (www.francescocappello.com) e figura attiva in varie associazioni, comitati e Campagne come “Fuori l’Italia dalla guerra”, “Mobilitiamoci contro il genocidio” e il Comitato No Guerra No NATO (www.pangeanotizie.it), Comitato Cittadini Virtuosi di Comiso e Founders di Monethica.

Il tema principale dell’intervista si concentra sull’analisi delle origini dei conflitti attuali, con un’attenzione particolare alla situazione geopolitica post-Guerra Fredda.

Disgregazione dell’Unione Sovietica e espansione della NATO: Si parte dalla caduta del muro di Berlino e dalla disgregazione dell’Unione Sovietica, un periodo in cui si sperava in una nuova era di pace. Tuttavia, si è assistito all’espansione della NATO verso est, iniziata con il bombardamento della Serbia e lo smantellamento della Jugoslavia, a cui l’Italia partecipò. La NATO, nata come patto difensivo, ha cambiato la sua natura, diventando più aggressiva con gli Stati Uniti che perseguivano un’egemonia unipolare.

L’11 settembre e la “guerra al terrorismo”: Per giustificare questo cambiamento e il varo di una nuova NATO non più solo difensiva, si è reso necessario un nuovo nemico, individuato nel terrorismo islamico, che si è platealmente manifestato con la caduta delle Torri Gemelle quale evento catalizzatore. Con esso abbiamo visto l’arrivo dell’USA PATRIOT ACT che ha imposto le prime grandi limitazioni delle libertà civili di spostamento e di opinione.

Viene messa in discussione la versione ufficiale del collasso delle Torri Gemelle, citando il sito “Architetti e Ingegneri per la verità sull’11 settembre“. Si sottolinea il crollo inspiegabile della terza torre (WTC 7) non colpita da aerei e le testimonianze di vigili del fuoco che parlavano di esplosioni. Si suggerisce che il collasso verticale in tempi di caduta libera indica un’implosione dovuta all’uso di esplosivi militari come la Termite, capace di fondere l’acciaio. Questo evento è stato utilizzato per giustificare i successivi conflitti, a partire dall’Afghanistan, strategicamente posizionato tra Russia e Cina, designate come i nuovi nemici dopo il terrorismo islamico.

Conflitti in Medio Oriente e Nord Africa: Vengono menzionati i conflitti in Iraq 1991 e 2003, Jugoslavia (1999) Libia (2011), con la partecipazione italiana e Siria 2011 come parte di questa fase. Queste guerre hanno mirato e ottenuto la demolizione di interi Stati.
Il conflitto in Ucraina: Si evidenzia che il conflitto tra Russia e Ucraina è iniziato con il colpo di stato di Maidan nel 2014, fomentato e finanziato dagli angloamericani, che ha sostituito il governo legittimo, filo-russo, con uno di orientamento opposto e con elementi neonazisti.
Si citano provvedimenti come l’impedimento all’uso lingua russa, la chiusura di partiti politici e media perché ritenuti filorussi, il rogo di libri di cultura russa e la persecuzione della Chiesa ortodossa russa in Ucraina.
L’aspirazione dell’Ucraina ad entrare nella NATO è vista come un’ulteriore provocazione per la Russia, considerando la storica importanza strategica del territorio ucraino. Si ricorda l’autodichiarazione di indipendenza delle repubbliche del Donbass e della Crimea, con quest’ultima annessa alla Russia tramite referendum. La guerra civile tra Ucraina occidentale e orientale nel Donbass, con circa 14.000 vittime, e l’episodio di Odessa con gli ucraini russi che non accettavano il colpo di stato neonazista, bruciati vivi nella casa del sindacato, quali elementi che insieme all’espansione della Nato a EST e alla violazione del trattato di MINSK I e II hanno portato all’intervento militare russo nel febbraio 2022. Viene sottolineato come molti ucraini non sostengano il governo nazista e siano vittime di questa situazione. Si accenna all’indottrinamento e all’addestramento militare dei bambini nelle scuole ucraine e alla russofobia dilagante, mirante a inculcare la figura del nemico russo (vedi L’eroica ucraina, baluardo del mondo libero, contro l’imperialismo russo).

Principio di indivisibilità della sicurezza: secondo il diritto internazionale, un paese non può intraprendere azioni che aumentano la propria sicurezza a discapito di quella dei paesi vicini.
Per comprendere la gravità dell’espansione della NATO fino ai confini russi si lascia immaginare cosa sarebbe accaduto se fosse stata l’Unione Sovietica a portare le proprie strutture militari, estendendo l’allora Patto di Varsavia con l’installazione di missili russi nei paesi confinanti con gli Stati Uniti (viene citata la crisi dei missili di Cuba). Si evidenzia il raddoppio dei paesi NATO, con l’ingresso della Finlandia (1400 km di confine con la Russia), e il vasto numero di basi militari statunitensi nel mondo (più di 800) come segno della volontà di dominio degli USA. L’obiettivo degli Stati Uniti era anche quello di separare la Russia dall’Europa, interrompendo i rapporti economici, in particolare nel settore energetico (gasdotto Nord Stream sabotato). Le sanzioni e la russofobia hanno contribuito a questa separazione.

Interruzione della collaborazione scientifica e culturale: Vengono citati esempi di interruzione della collaborazione scientifica (CERN di Ginevra) e culturale (cancellazione di concerti di artisti russi come Valentina Lisitsa) come manifestazioni di questa russofobia. (vedi Continua la Russofoba censura dell’arte, dello sport e della scienza russe)

Condizioni per la fine del conflitto in Ucraina: Si sottolinea che la Russia considera inaccettabile l’adesione dell’Ucraina alla NATO e che la neutralità ucraina è una condizione fondamentale per la fine del conflitto, insieme alla sua demilitarizzazione permanente.

Rischio di escalation nucleare: Vengono menzionati gli attacchi ucraini con droni nel territorio russo, anche contro strutture strategiche per la guerra atomica che hanno tentato di minare la deterrenza nucleare russa e la fornitura di missili a lunga gittata all’Ucraina da parte dei paesi europei con i quali l’Ucraina ha colpito in profondità la Russia.
Si evidenzia come queste azioni abbiano messo in evidenza che l’attacco alla Russia fosse portato da tutta la NATO per interposta Ucraina e che la Russia ha dovuto considerare di trovarsi in un pericolo di tipo esistenziale e a organizzarsi usando quale estrema ratio per difendersi il proprio arsenale nucleare (il più grande al mondo) allertando il mondo sulla possibilità di ricorrere ad armi nucleari in caso di insostenibilità della guerra convenzionale con gli USA/NATO, con conseguente revisione della dottrina nucleare russa oltre al dislocamento di armamenti nucleari tattici in Bielorussia.
Vengono descritti i missili ipersonici russi come l’Oreshnik, lo Zircon, ecc. non intercettabili dalle difese occidentali, capaci di trasportare anche testate nucleari, utilizzati come avvertimento che potrebbero colpire in qualsiasi momento qualsiasi città o base militare in Europa.

Cambiamenti nella politica statunitense con Trump: L’avvento di Trump viene interpretato come un potenziale cambiamento di rotta rispetto alla precedente amministrazione, considerata fautrice del conflitto.
Trump, visto come uomo d’affari più che politico, potrebbe essere più incline a tagliare i finanziamenti all’Ucraina per porre fine alla guerra e ristabilire i rapporti con la Russia. Si accenna a segnali di ripresa dei rapporti diplomatici ed economici tra Stati Uniti e Russia.

Ascesa di Cina e paesi BRICS e declino del dollaro: Si analizza la crescente importanza del binomio Russia-Cina, con quest’ultima diventata la principale potenza manifatturiera mondiale e militarmente in rapidissima crescita.
Viene sottolineato il ruolo di paesi come l’Ungheria nell’aggirare i dazi europei sulla Cina. L’Ungheria paese Ue ospita, infatti, fabbriche d’auto cinesi. Si discute l’organizzazione BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica e molti altri), che rappresenta già metà del PIL internazionale e cerca alternative al dollaro come valuta di riserva e scambio internazionale. I Brics si stanno organizzando per organizzare una collaborazione alla pari tra di loro con l’obiettivo di superare il sistema coloniale, di dominio e di sfruttamento dell’Occidente sul resto del mondo. Viene ripresa la proposta di John Maynard Keynes a Bretton Woods del “Bancor”, un’unità di conto internazionale basata sulla compensazione che fu allora rifiutata a favore del dollaro. Si spiega come il sistema basato sul dollaro come moneta nazionale e internazionale abbia permesso agli Stati Uniti di sfruttare il resto del mondo, importando più di quanto esportassero senza subire svalutazione del biglietto verde. Il processo di de-dollarizzazione in atto rende la crisi del debito statunitense estremamente delicata. La Cina, da paese creditore, sta diversificando i suoi investimenti impiegando il suo surplus di ricchezza accumulata non più al finanziamento del debito americano ma alla costruzione di nuove infrastrutture commerciali come la Nuova Via della Seta e altri corridoi commerciali, sfidando l’egemonia talassocratica statunitense (vedi Un mondo nuovo è in costruzione. Una seconda occasione che il mondo non deve mancare).

Dal sistema attuale fondato sulla liquidità al sistema basato sulla compensazione: Si approfondisce il concetto del sistema di compensazione proposto da Keynes, implementato in Europa nel dopoguerra con l’Unione Europea dei Pagamenti (UEP)
Questo sistema creerebbe solo la moneta necessaria per gli scambi, evitando accumuli patologici di ricchezza, squilibri commerciali, usura, inflazione e deflazione, e impedirebbe la finanza speculativa.

Resistenza al cambiamento e ruolo dell’Europa: Si osserva come il riavvicinamento tra Stati Uniti e Russia sia fortemente ostacolato dalle classi dirigenti europee attuali sempre più guerrafondaie.
Viene menzionata la crisi in Africa, con la fine del franco coloniale francese e la crescente influenza di Cina e Russia. La Francia, paese debitore, potrebbe essere interessata al conflitto. La Germania è in recessione e l’Italia sta vivendo un calo della produzione industriale da 24 mesi consecutivi a causa degli alti costi energetici causate dalle sanzioni. Nonostante ciò, si assiste in Europa alla spinta per una difesa comune e per un riarmo, alimentato dalla paura della Russia, utilizzando allo scopo politiche emergenziali simili a quelle viste durante la pandemia.

Necessità di un movimento popolare e di un cambiamento dal basso. Si sottolinea l’importanza di un movimento popolare della società civile contro la guerra e lo sperpero di risorse militari
Viene discussa la possibilità per l’Italia di svincolarsi dai poteri sovranazionali e di perseguire una politica autonoma e neutrale. Si riconosce la sfida della propaganda nel condizionare le masse. Si evidenzia l’importanza di iniziative dal basso, come le reti e i gruppi di autoanalisi popolare, per promuovere l’emancipazione dalla dipendenza dalle multinazionali e la creazione di economie locali e solidali. Si accenna al concetto di “consumo critico” e alla necessità di passare da consumatori passivi a cittadini produttori (prosumer). Si paragona la situazione attuale ai movimenti per i diritti umani nati durante la rivoluzione industriale, auspicando una nuova rivoluzione sociale dal basso. Si sottolinea la necessità di riappropriarsi delle istituzioni pubbliche sottratte dalle lobby finanziarie. Si critica la corruzione e il fatto che molti politici lavorino per interessi privati anziché per il bene comune. Si conclude con la necessità di un “rieducarci” come comunità per costruire una società civile e un mondo di relazioni finalizzate al bene comune.

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