Dollarizzazione digitale

Dollarizzazione digitale

Aprile 27, 2025 0 Di Francesco Cappello

Il piano degli Stati Uniti per mantenere la supremazia del dollaro, si oppone all’abbandono progressivo dall’uso del dollaro su scala globale grazie all’implementazione di un “Dollaro digitale” che non avrà la forma di una valuta digitale emessa direttamente dalla banca centrale (CBDC), ma piuttosto di un piano per promuovere e regolamentare le stablecoin ancorate al dollaro. I Paesi BRICS+ stanno utilizzando valute alternative, e Cina ed Unione europea stanno sviluppando valute digitali controllate dalle banche centrali (CBDC) che potrebbero aggirare il sistema finanziario controllato dagli Stati Uniti. In questo scenario, le stablecoin sono un’arma digitale atta a sostenere la circolazione dei dollari in tutto il mondo (malgradi dazi e sanzioni) e preservare la supremazia finanziaria degli Stati Uniti nell’era delle criptovalute

Ogni transazione in Yuan Digitale (e-CNY) riduce gradualmente la dipendenza dal dollaro, tracciando la strada verso una multipolarità valutaria, dove diverse valute forti coesisteranno e si contenderanno il ruolo di riferimento. Questo è anche l’obiettivo dei BRICS plus: rendere il commercio globale più equo e meno esposto ai rischi legati a una singola moneta. La piattaforma di pagamenti cinese è pensata per rafforzare l’Asia, rendendo le economie locali più resilienti e consolidando la leadership economica della Cina nella sua regione. La Cina, promuovendo attivamente l’uso dello Yuan digitale negli scambi internazionali con oltre 20 paesi in via di sviluppo, più che una guerra commerciale sta facendo una guerra di sistema. Il vecchio mondo fatto di dazi e dollari comincia ad essere sostituito da un nuovo ordine economico multivalutario basato su app, criptovalute statali e pagamenti digitali. L’affermazione della Cina nel promuovere il suo sistema di pagamento digitale pare rappresentare una sfida diretta all’ordine economico globale in cui il dollaro ha tradizionalmente avuto un ruolo centrale (vedi Gli squilibri economici ristrutturano il mondo Rimettere in primo piano l’economia interna). Il piano dell’Unione ha obiettivi analoghi (vedi Euro digitale. Obiettivi e tentazioni).

Il piano USA mira, da un lato, ad abbattere il valore del dollaro per rendere le esportazioni americane più competitive e riportare la produzione negli Stati Uniti, riducendo la dipendenza da altri Paesi. Dall’altro, l’obiettivo è mantenere il primato del dollaro come valuta di riserva globale.
La strategia prevede di creare una fuga fittizia di capitali dal dollaro, ma non verso altre valute come l’euro o lo yuan cinese, bensì verso Bitcoin e stablecoin controllate dagli Stati Uniti.
A questo scopo è finalizzata la creazione di una Riserva Strategica di Bitcoin attraverso un ordine esecutivo. Il governo americano entra nel mondo delle criptovalute per dirigere i flussi di capitale globale verso asset controllati dagli Stati Uniti, cercando di rallentare la loro emorragia verso i sistemi economici europei o cinesi.
Wall Street, di conseguenza, ha già iniziato ad abbracciare Bitcoin, e la presenza di una riserva strategica ufficiale negli Stati Uniti è destinata ad aumentarne la domanda.
Un altro elemento cruciale della strategia consiste nella promozione e regolamentazione delle Stablecoin emesse da Banche Americane. Le stablecoin sono valute digitali il cui valore è ancorato ad una valuta stabile come il dollaro, a differenza delle criptovalute più volatili. L’obiettivo dichiarato è mantenere il dollaro come valuta di riserva dominante nel mondo anche attraverso le stablecoin. Attualmente, circa il 95% delle stablecoin esistenti sono ancorate al dollaro, ma sono emesse principalmente da aziende private e spesso offshore (come Tether e Circle). Trump mira a cambiare questo scenario, facendo sì che siano le banche americane ad emettere stablecoin con riserve regolamentate e integrate nel sistema finanziario tradizionale. Ciò richiede la revisione delle norme bancarie e fiscali per favorire le stablecoin e aprire le porte alle banche per emettere dollari digitali regolamentati. Questa strategia trasforma le stablecoin in un’arma digitale per far circolare i dollari a livello globale, preservando la supremazia finanziaria degli Stati Uniti nell’era delle criptovalute.

Sono state introdotte proposte di legge fondamentali, come lo Stable Act [1] e il Genius Act [1], per creare una struttura federale per le stablecoin.
Lo Stable Act obbligherà gli emittenti a mantenere riserve 1:1 in titoli di Stato americani o depositi in contanti, mentre il Genius Act autorizzerà le banche ad emettere stablecoin sotto la supervisione dell’OCC. L’OCC [2] aveva già dato il via libera alle banche nazionali per emettere stablecoin. L’IRS sta rivedendo le norme fiscali [3], e il Tesoro sta rimuovendo vecchie restrizioni per incentivare l’uso degli asset digitali. Le grandi banche americane si stanno già preparando e prendendo posizione, con esempi come la JPM Coin di JP Morgan (una versione tokenizzata del dollaro per transazioni istituzionali) o Wells Fargo che esplora depositi tokenizzati.
Questo scenario potrebbe riportare a una versione digitale del Free banking del XIX secolo [4], dove le banche competono emettendo le proprie versioni regolamentate del dollaro digitale sulla blockchain. Queste stablecoin regolamentate sarebbero percepite come più sicure di quelle offshore, e il dollaro digitale emesso dalle banche americane potrebbe diventare lo strumento di pagamento globale più utilizzato, soppiantando altre valute. Sebbene le stablecoin creino un ponte tra il mondo crypto e il sistema finanziario tradizionale, ancorando teoricamente il loro valore al dollaro o a titoli di Stato, sussiste il rischio che non abbiano riserve sufficienti a sostenere il loro valore. Un crollo delle stablecoin potrebbe minare l’intero ecosistema delle criptovalute e diffondere una crisi che in qualche misura potrebbe estendersi ai mercati finanziari più tradizionali.

[1] Lo STABLE Act (acronimo di Stablecoin Transparency and Accountability for a Better Ledger Economy Act) è una proposta legislativa presentata al Congresso degli Stati Uniti, con l’obiettivo di regolamentare l’emissione e l’uso delle stablecoin, ovvero criptovalute ancorate al valore del dollaro statunitense o di altre valute fiat. La versione più recente, denominata STABLE Act of 2025, è stata introdotta alla Camera dei Rappresentanti il 26 marzo 2025 . ​AInvest+4Congress.gov | Library of Congress+4Repository Documenti+4

Obiettivi principali dello STABLE Act

  1. Regolamentazione delle stablecoin di pagamento: L’atto mira a stabilire un quadro normativo chiaro per le stablecoin utilizzate come mezzo di pagamento, garantendo che siano soggette a requisiti di trasparenza e responsabilità.​
  2. Requisiti di riserva e trasparenza: Gli emittenti di stablecoin dovranno mantenere riserve sufficienti e conformarsi a standard rigorosi di divulgazione, al fine di proteggere i consumatori e assicurare la stabilità finanziaria .​Digital Watch Observatory
  3. Prevenzione del rischio sistemico: L’atto cerca di evitare che le stablecoin possano minacciare la stabilità del sistema finanziario, imponendo regolamentazioni simili a quelle delle istituzioni bancarie tradizionali .​
  4. Distinzione dalle securities: Il disegno di legge chiarisce che le stablecoin di pagamento non sono considerate titoli finanziari (securities) e quindi non rientrano nella giurisdizione della Securities and Exchange Commission (SEC), ma sono soggette a una supervisione simile a quella bancaria .​Hunton
  5. Moratoria sulle stablecoin algoritmiche: Lo STABLE Act propone una moratoria di due anni sull’emissione di stablecoin algoritmiche non già esistenti al momento dell’entrata in vigore della legge, al fine di valutare adeguatamente i rischi associati a queste tecnologie .​Global Fintech & Digital Assets Blog

Lo STABLE Act rappresenta uno sforzo per integrare queste nuove forme di valuta digitale nel quadro normativo esistente, garantendo al contempo la protezione dei consumatori e la stabilità economica.​

In parallelo, il GENIUS Act, una proposta legislativa simile, è stata avanzata al Senato, indicando un crescente interesse bipartisan nel definire un quadro normativo per le stablecoin .​Mayer Brown+6Axios+6Time+6.
[2] L’OCC (Office of the Comptroller of the Currency), cioè l’ente federale statunitense che supervisiona le banche nazionali, ha autorizzato le banche nazionali e le associazioni federali di credito a emissione, gestione e utilizzo di stablecoin sotto determinate condizioni.
Questa autorizzazione risale a gennaio 2021, durante l’amministrazione di Brian Brooks, che all’epoca era Acting Comptroller dell’OCC.
L’OCC ha specificato che:

  • Le banche possono utilizzare stablecoin per eseguire attività di pagamento e di compensazione tra controparti (ad esempio, per rendere più veloci e sicuri i trasferimenti di denaro tra istituzioni finanziarie).
  • Le banche possono emettere stablecoin proprie, a condizione che siano ancorate a una valuta fiat come il dollaro statunitense e che siano completamente garantite da riserve liquide sicure (come contanti o equivalenti di cassa).
  • Le transazioni in stablecoin devono rispettare tutte le normative bancarie esistenti, comprese quelle su antiriciclaggio (AML), Know Your Customer (KYC), e sicurezza operativa.

Il messaggio dell’OCC è stato:
Le banche possono operare direttamente nell’emissione e nella gestione delle stablecoin,
ma solo se osservano rigorosamente le leggi e i requisiti di rischio e trasparenza.
L’OCC ha, infatti, riconosciuto che la tecnologia blockchain e le stablecoin possono migliorare l’efficienza dei sistemi bancari e di pagamento tradizionali, riducendo i costi e aumentando la velocità dei trasferimenti. L’intento era quello di integrare l’innovazione fintech nel sistema regolamentato, invece di lasciarla sviluppare in settori grigi o non regolati.
Questa decisione ha aperto la strada a ipotesi di “banche cripto” — istituzioni tradizionali che potrebbero un giorno offrire servizi completamente digitali e basati su blockchain, competendo direttamente con i progetti delle big tech.
[3] l’IRS (Internal Revenue Service) ha recentemente aggiornato le normative fiscali relative alle stablecoin e alle criptovalute, introducendo nuove regole per migliorare la trasparenza e la conformità fiscale.​
Anche se le stablecoin sono progettate per mantenere un valore stabile (solitamente ancorato al dollaro statunitense), l’IRS le considera proprietà ai fini fiscali, analogamente ad altre criptovalute. Ciò implica che:​

  • Vendita o scambio: La vendita di stablecoin per valuta fiat o il loro scambio con altre criptovalute può generare plusvalenze o minusvalenze tassabili, anche se minime.​
  • Utilizzo come pagamento: L’uso di stablecoin per acquistare beni o servizi è considerato un evento imponibile, potenzialmente soggetto a tassazione.​gordonlaw.com
  • Ricezione come reddito: Ricevere stablecoin come compenso per servizi o lavoro autonomo è trattato come reddito ordinario e deve essere riportato nella dichiarazione dei redditi. ​home.cryptotaxcalculator.io

A partire dal 1° gennaio 2025, i broker di criptovalute, inclusi gli exchange e i processori di pagamento, sono tenuti a segnalare le transazioni degli utenti all’IRS utilizzando il nuovo Form 1099-DA. Questa misura mira a:​Wikipedia+3Reuters+3Blockpit+3

  • Allineare le criptovalute agli standard di segnalazione fiscale di altri strumenti finanziari, come azioni e obbligazioni.​
  • Facilitare la compilazione accurata delle dichiarazioni fiscali da parte dei contribuenti.​
  • Ridurre l’evasione fiscale nel settore delle criptovalute. ​Reuters

Inoltre, a partire dal 1° gennaio 2026, i broker dovranno anche segnalare le informazioni sul costo di acquisto (basis) delle criptovalute vendute, migliorando ulteriormente la trasparenza fiscale. ​Agenzia delle Entrate
I contribuenti devono rispondere alla domanda sui “beni digitali” presente nella dichiarazione dei redditi e riportare accuratamente tutte le transazioni relative a criptovalute e stablecoin. Questo include:​

In sintesi, l’IRS ha intensificato la regolamentazione fiscale delle stablecoin e delle criptovalute, equiparandole ad altri beni soggetti a tassazione. Sarà perciò fondamentale per i contribuenti comprendere e adempiere ai nuovi obblighi di segnalazione per evitare sanzioni e garantire la conformità fiscale.​
[4] Il Free Banking del XIX secolo nasce nell’ambito del liberalismo classico, che sosteneva la libertà dei mercati e la limitazione dell’intervento statale, ed è particolarmente legato al pensiero della Scuola Scozzese di economia e ad alcune premesse che in seguito influenzeranno la Scuola Austriaca. Tra gli economisti storici associati all’idea di free banking Adam Smith, che, pur con alcune riserve, nel suo Wealth of Nations apprezzava la concorrenza bancaria, in particolare quella osservata in Scozia. Altri sostenitori furono Henry Dunning Macleod, studioso dei meccanismi monetari e bancari, e James Wilson, fondatore di The Economist, convinto assertore dell’efficienza bancaria in condizioni di concorrenza. In tempi più recenti, il tema è stato ripreso e approfondito da economisti come Lawrence White e George Selgin, che hanno studiato i casi storici e rilanciato il dibattito sulla possibilità di sistemi bancari senza monopolio statale sull’emissione monetaria. Dal punto di vista pratico, i principali esempi di free banking si trovano nella Scozia tra il 1716 e il 1845, dove un sistema di banche private emetteva valute concorrenziali senza una banca centrale, nella Svezia dell’Ottocento e negli Stati Uniti durante la cosiddetta Free Banking Era (1837–1864), un periodo caratterizzato da ampia autonomia bancaria statale dopo la chiusura della Second Bank of the United States. Sebbene il free banking americano abbia mostrato limiti, soprattutto per la qualità discutibile dei titoli a garanzia, l’esperienza continua ad ispirare economisti fautori di una maggiore concorrenza monetaria. Il free banking rappresenta un esperimento storico della tradizione liberale classica, opposto ai modelli centralizzati di politica monetaria.
Va ricordato che in un regime di free banking la concorrenza tra banche nell’emissione di moneta può portare a instabilità finanziaria. Senza un’autorità centrale a regolare l’offerta monetaria, le banche potrebbero essere incentivate a emettere più moneta del necessario per massimizzare i profitti, esponendo il sistema a bolle speculative e crisi di liquidità. Un altro problema riguarda il rischio di corsa agli sportelli (bank runs): senza una banca centrale come prestatore di ultima istanza, anche piccoli shock di fiducia possono degenerare rapidamente in crisi bancarie sistemiche. Il free banking può generare disordine monetario. Se ogni banca emette una propria valuta, possono sorgere problemi di accettazione, valutazione e scambio delle diverse monete, aumentando i costi delle transazioni e creando incertezza economica. La fragilità di molte banche statali e il fallimento di numerose istituzioni hanno dimostrato che un sistema privo di regole federali uniformi tende a essere inefficiente e caotico. La moneta ha una funzione pubblica fondamentale e che, come tale, richiede una certa gestione centralizzata per garantire stabilità, fiducia e controllo macroeconomico efficace.

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